Storia del Senato

La storia

Il senato era in origine il consiglio del re e il criterio della sua composizione era, come in analoghe istituzioni greche, l’età (più di 60 o, secondo altri, di 46 anni); in seguito prevalse il criterio della dignità che al cittadino veniva dall’aver coperto una magistratura, sì che nella tarda repubblica e nell’Impero l’età richiesta per l’appartenenza al senato coincise con l’età minima per la prima delle magistrature (questura). Poiché il primitivo senato era reclutato solo tra i patrizi, il nome di questi (patres) fu applicato ai senatori; con l’apertura della magistratura ai plebei (inizi dell’età repubblicana) le genti plebee entrarono nel senato, nel quale peraltro si mantenne una distinzione tra senatori patrizi (patres in senso stretto) e plebei (conscripti «senatori aggiunti»); i primi mantennero a lungo privilegi negati agli altri, a poco a poco ridotti a mera formalità.

La massima potenza del senato coincide con la matura età repubblicana; con un processo che nelle linee essenziali era già compiuto all’inizio delle guerre puniche, il senato fu allora il vero e proprio governo, con requisiti di stabilità, continuità, autorità e competenza che lo resero di fatto assai superiore ai magistrati temporanei. In generale, la tutela del senato non si esercitava sugli atti di ordinaria amministrazione del magistrato; questo perciò, in via normale, non doveva chiederne il consiglio se non per atti previsti dalla costituzione, che fossero però di carattere straordinario. Tale tutela del senato si indicava con la parola auctoritas intesa in senso lato. Per questa via il senato giunse a controllare tutti gli atti fondamentali della vita dello Stato e a dirigere la politica imperiale di Roma. Esso discuteva delle proposte da presentarsi al popolo o alla plebe; interveniva nella formulazione di criteri fondamentali in materia di giustizia civile e penale, specie per i processi che avevano ramificazioni fuori dei confini romani; dava il suo parere sulla mobilitazione dell’esercito e della flotta, stabiliva i contingenti militari che gli alleati dovevano fornire, determinava i teatri di guerra degli eserciti consolari, prorogava i comandi e ne creava di straordinari; così, benché non s’ingerisse nella condotta tecnica delle guerre (della quale però doveva essere informato), fu il vero organizzatore delle grandi conquiste. In connessione con questi suoi effettivi poteri, il senato divenne presto arbitro delle finanze romane; dal suo parere dipendevano le percezioni dei tributi e le molte liberalità (distribuzioni di terre, ecc.); soprattutto, il senato controllava le spese, dando assenso agli ordini di pagamento che il magistrato mandava all’erario. Pure dal senato dipendeva la monetazione urbana.

I senatori conservavano la carica per tutta la vita , salvo l’intervento del censore , nel tardo impero la dignità senatoriale si otteneva per discendenza, oppure per concessione dell’Imperatore.
L’età minima per essere eletto (Cursus honorum tarda repubblica):

• Questore 31 anni;
• Edile o tribuno della plebe 36 anni;
• Pretore 39anni;
• Console 42 anni.

Il Senato era solito riunirsi nella curia, luogo deputato per quel consesso. La tradizione attribuisce al re Tullo Ostilio la costruzione della prima curia (curia Hostilia). Intorno alla metà del I sec. a.C. venne sostituita dalla Curia Iulia, più ampia e sfarzosa, voluta da Cesare. Tuttavia altri luoghi come i templi o la casa del console venivano utilizzati quale senaculum, sempre che fossero stati precedentemente dichiarati templum dall’augure, ovvero aderenti alle prescrizioni religiose.

L’abbigliamento romano ha avuto, nel corso dei secoli, diversi mutamenti, dal sobrio e semplice indumento del periodo arcaico si arriva, nel periodo imperiale, ad indossare abiti lussuosissimi e costosissimi. Durante il tardo periodo repubblicano, molti autori e personaggi famosi (Catone, Cicerone, Virgilio, etc.) riportavano compiaciuti l’austerità e la sobrietà dell’abbigliamento confezionato dalle matrone, esclusivamente per il nucleo familiare. I romani attribuivano un fortissimo valore simbolico all’abito, che indicava età, rango e status di chi lo indossava. Virgilio definisce i romani Romanos rerum dominos gentemque togatam (I romani, gente togata, dominatori del mondo).
L’abito del senatore non era da meno e come ogni cittadino romano i senatori indossavano a contatto del corpo nudo un semplice indumento, il cintus, che copriva il basso ventre. Questo capo di vestiario fu sostituito dalla tunica interior o subacula. Sopra a questo primo indumento si indossava la tunica, che era realizzata con due pezzi di stoffa di lino, cotone o lana cuciti e lunga insieme fino ai polpacci, mentre una cinta la tratteneva ai fianchi. La tunica generalmente era priva di maniche o aveva delle maniche cortissime. I senatori in particolare indossavano la tunica laticlavia, distinzione di dignità senatoriale, che consisteva in una larga striscia di porpora (clavus), applicata all’indumento frontalmente, che partiva all’altezza del collo fino al lato inferiore della tunica.

La toga era normalmente realizzata in lana, ma anche in lino e cotone. Era costituita da un unico pezzo di tessuto avente forma di un mezzo cerchio schiacciato. Essa era in sostanza l’abbigliamento ufficiale per tutti coloro che svolgevano attività importanti, di qualsiasi tipo e genere, a partire dal magistrato, dal politico, dal senatore, dal cavaliere dalle persone ricche e influenti ecc.

I calzari

Svariati erano i modelli di calzari, sia femminili che maschili, indossati dai Romani. In particolare i senatori, in epoca repubblicana ed augustea, indossavano i calcei, con quattro corregge in cuoio nero che partivano dalla suola e si allacciavano sul davanti due a due, fino ad oltre la caviglia.

Bibliografia

Cicerone: Le catilinarie
Livio: Storia di Roma
Svetonio: Vita di Augusto
Plutarco: Vita di Romolo
Enciclopedia Treccani : Il senato di Roma