Vestimenta

Living History

La rievocazione storica è un insieme di attività atte a promuovere la conoscenza della storia e della cultura, di un territorio mediante forme d’intrattenimento pubblico con personaggi in abiti storici.

AMBROSIVS da diversi anni svolge attività di rievocatore, interpretando e raccontando storie legate a personaggi e costumi della Roma Antica.
Nei sui racconti è evidente l’analisi e lo studio per ogni singolo fatto rievocativo, indispensabile per utilizzare, interpretare e narrare una storia.

CORNELIA, da diversi anni, si dedica con costante passione alla realizzazione di antichi costumi, attraverso lo studio di fonti iconografiche, riuscendo a far rivivere i personaggi, in modo da collocarli in precisi contesti storici, civili e militari. Sembrerà, a volte, di vedere statue a noi familiari, animarsi. Dietro ogni abito c’è la ricerca dei vari tipi di stoffe e colori in uso nell’epoca storica di riferimento; c’è la scelta della tessitura e del cucito, e la personalizzazione di una figura attraverso il giusto abbinamento di un monile o accessorio, che raggiunge risultati fedeli alla realtà del tempo.

Abbigliamento maschile

Tra gli indumenta (capi di abbigliamento), indossati sia di giorno che di notte, c’era il subligaculum, un perizoma in lino annodato alla vita.
Sopra era indossata semplicemente la toga, oppure la tunica.
Le tuniche erano confezionate a maniche corte sino all’avambraccio.
I tessuti per l’abbigliamento più usati furono inizialmente la lana e il lino. Nel periodo tardo repubblicana e imperiale, dalle provincie, affluirono nuovi tessuti di cotone e seta.
La Toga era indossata solo dai cittadini romani; l’autorità vigilava che gli stranieri rispettassero la regola. Chi veniva condannato all’esilio perdeva lo ius togae.

La toga era il segno distintivo dei senatori, che la portavano di colore bianco ornata da una striscia di color porpora.
I cittadini comuni la indossavano solo durante le cerimonie religiose e pubbliche e in occasione di funerali. Pur essendo l’abito formale per eccellenza e malgrado gli inviti ad indossarla, in particolare nelle occasioni pubbliche, ben presto i Romani preferirono l’uso del più pratico pallium, molto simile all’ himation greco, o della lacerna, un pallium colorato, o della paenula, un pallium con cappuccio.

Giovenale osservava:
“In gran parte dell’Italia nessuno indossa la toga, tranne il morto”

Abbigliamento femminile

L’abbigliamento femminile, nel corso dei secoli, e rimasto sostanzialmente simile. Nel periodo tardo repubblicano e primo impero, le signore indossavano sotto le vesti, lo strophium (alla greca) o mammillare o una fascia pectoralis (reggiseno) che il poeta Ovidio consigliava di imbottire in caso di seno molto piccolo; per la parte bassa invece, c’era il subligar, uno slip molto sgambato. Sopra indossavano la tunica interior, con scollo circolare o a V, lunga sino sotto le ginocchia; nei periodi freddi le tuniche potevano essere due o tre, sempre subcula, cioè intime.
Sopra si poteva mettere una amictus, una sopravveste che copriva le vesti intime, che era molto simile alla tunica ma più lunga.
Sopra veniva indossata il sùpparum, una tunica di lunghezza varia, ma non fino ai piedi per cui la parte inferiore della amictus rimaneva in vista; somigliava al chitone greco, ma con i fianchi sempre cuciti e i margini superiori, non cuciti assieme, venivano accostati con fibule o cammei, in modo da formare due false maniche lunghe fin quasi al gomito.

Sopra si metteva la stola, una tunica ampia e lunga appunto fino ai piedi, fermata alla vita da un cingulum, una cintura di stoffa o di pelle, liscia o decorata di ornamenti in metallo o pietre dure, in genere usata doppia, una sotto il seno, l’altra in vita; generalmente si faceva uso di un succingulum per formare un secondo kolpos (sbuffo di stoffa) più ricco all’altezza delle anche.
La palla invece era il classico mantello femminile. Di forma rettangolare simile al mantello greco, veniva indossata dalla donna che se contornava il copro in modi svariati con varie pieghe e ritorni tenuti su dalle braccia, talvolta anche poggiandone un lembo sul capo. Era l’equivalente del pallium maschile, diversa da questo per la vivacità dei colori e non tanto per la linea.

“Quando il pallio di lei pende troppo e tocca il terreno, prendilo e sollevalo con delicatezza dal fango della strada. Come ricompensa ai tuoi occhi si presenterà subito, senza che la fanciulla possa evitarlo, lo spettacolo delle sue gambe”
(Ovidio, Ars amandi).